In occasione della Giornata Mondiale contro l’ipertensione arteriosa, il Dott. Stefano Bertuol ha scritto un articolo sintetico e incisivo sulle modalità di diagnosi e terapia dell’ipertensione arteriosa che “non lascia scampo”: il paziente ha una guida sicura, il medico non trascura l’essenziale. 

L’ipertensione arteriosa è un importante fattore di rischio, una delle principali cause di complicanze cardiovascolari tra cui l’ictus e l’infarto e spesso decorre in modo del tutto silente.
La XIII giornata mondiale contro l’ipertensione che è stata celebrata il 17 maggio 2017 ha riportato come ogni anni l’attenzione su questo problema, che oggi secondo i dati della Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, (SIIA), colpisce 16 milioni di italiani, di cui il 33% uomini e il 31% donne, soprattutto dopo la menopausa.
Si parla di ipertensione arteriosa quando il sangue scorre nelle arterie con una pressione elevata, che supera i 140/90; la pressione ideale a riposo dovrebbe tuttavia essere intorno a 120/80.
La comune misurazione della pressione arteriosa viene effettuata utilizzando appositi apparecchi che sono in grado di valutare la pressione del sangue dall’esterno, in modo non invasivo.
Di tali apparecchi, quello più preciso e comunemente usato sino a non molti anni fa era lo sfigmomanometro a mercurio, ideato dall’italiano Riva-Rocci poco più di un secolo fa. Esso è composto da un bracciale di gomma collegato da un lato ad una piccola pompa a mano, dall’altro ad un manometro a colonna di mercurio.
Poiché lo strumento ideato da Riva-Rocci era dotato di una colonna in vetro contenente mercurio e sulla quale era indicata la distanza espressa in millimetri, tradizionalmente l’unità di misura con cui si riportano i valori di pressione arteriosa massima e minima è definita come “millimetri di mercurio” (mmHg).
La pressione viene quindi indicata con due valori (ad esempio 120/80): il primo valore indica la pressione sistolica, mentre il secondo quella diastolica.
Durante tutta la misurazione della pressione e fino al completo sgonfiaggio del bracciale, è bene tenere presente le seguenti semplici raccomandazioni:
Il paziente dovrebbe essere rilassato, seduto comodamente, in ambiente tranquillo, con temperatura confortevole da almeno dieci minuti.
Non si dovrebbe assumere bevande contenenti caffeina nell’ora precedente, né aver fumato da almeno un quarto d’ora (anzi, non si dovrebbe fumare mai!).
Il braccio deve essere appoggiato ed il bracciale deve essere all’altezza del cuore.
Non importa quale braccio venga usato per la misurazione, ma bisogna ricordare che esistono a volte differenze sensibili nei valori misurati nelle due braccia. In tali casi, si dovrà utilizzare per la misura il braccio con la pressione più elevata.
Le dimensioni del bracciale di gomma devono essere adattate alla dimensione del braccio del paziente. Nel caso di bambini o di adulti molto magri, è necessario utilizzare bracciali di dimensioni minori di quelle standard, mentre nel caso di persone molto robuste o di pazienti obesi, il bracciale dovrebbe avere una lunghezza superiore.
Data la tossicità del mercurio, per disposizione di legge sia a livello Italiano che Europeo i manometri a mercurio non sono più disponibili sul mercato per il pubblico. Possono essere sostituiti dai cosiddetti manometri ibridi, cioè strumenti che hanno un trasduttore elettronico che rileva la pressione dell’aria nel manicotto e la mostra o su una scala analogica (cioè una colonna con un led digitale che simula il mercurio) o su una scala digitale, e cioè mostrando i valori della pressione dell’aria nel bracciale come numeri che scorrono sullo schermo mentre si sgonfia il bracciale stesso. Analogamente a quanto descritto per il manometro a mercurio, la lettura del valori di pressione sistolica e diastolica viene effettuata con lo stetoscopio, identificando la comparsa e la scomparsa dei rumori che si ascoltano durante lo sgonfiamento del bracciale (denominati primo e quinto tono di Korotkoff). Esistono anche in commercio apparecchi collegati a manometri aneroidi (quelli con un quadrante tondo ed una lancetta che segna i valori di pressione). Questi apparecchi sono abbastanza precisi, ma richiedono periodiche (si consiglia almeno annuali) verifiche della taratura dello strumento.
Devono essere effettuate almeno due misurazioni successive e, se la pressione differisce di molto (per convenzione, in misura maggiore di 5 mm Hg) nelle due circostanze, si deve procedere con ulteriori misurazioni fino a che i valori misurati risultino abbastanza stabili.
Cosa fare se riscontrano elevati valori pressori?
Sicuramente rivolgersi al proprio Medico di fiducia che consiglierà eventuali approfondimenti diagnostici e, se necessario, una terapia farmacologica.
Ma oltre ad assumere correttamente la terapia prescritta, adottare buone e salutari abitudini a tavola è un passo fondamentale per mantenere in salute il nostro cuore e per tenere sotto controllo la pressione arteriosa.
La prevenzione comincia infatti a tavola. Nelle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Società scientifiche sia per il trattamento dell’ipertensione arteriosa sia per la sua prevenzione prendono posto la scelta di alimenti a basso contenuto di sale e di grassi, una dieta ricca di cereali, legumi, verdura e frutta, ed inoltre il controllo del peso corporeo.

“Quattro regole d’oro”

Evitare il sale. Un eccesso di sale nella dieta può aumentare la pressione dei sangue. Cibi lavorati come hamburger, salsicce, spuntini salati, carni e verdure conservate, i comuni dadi, le salse e i cibi confezionati contengono molto sale, pertanto bisogna eliminarli dalla dieta e mangiare più frutta, verdura, carne e pesce freschi. Controllate le etichette dei cibi già pronti e scegliete quelli dove viene specificato “basso contenuto di sale” o “senza sale”. Non aggiungete sale al cibo in cucina o a tavola. Acquistate al supermercato o in farmacia il sale modificato, un terzo di cloruro di sodio e due terzi di cloruro di potassio. Se proprio non è possibile farne a meno, sono disponibili dei sostituti dei sale; prima di utilizzarli, però, chiedete consiglio al vostro medico, perché dovrebbero essere consumati con cautela nel caso si assumano diuretici o si abbiano problemi di funzionalità renale. Insistendo in una dieta a basso contenuto di sale si noterà la perdita del gusto salato dopo circa un mese.

Ridurre i grassi. Non è completamente appurato se e quanto una dieta ricca di grassi faccia innalzare la pressione sanguigna. Tuttavia, un apporto elevato di grassi (soprattutto grassi saturi che si trovano negli animali) può elevare i livelli di colesterolo nel sangue, che a sua volta aumenta il rischio di infarto. In particolare, è necessario evitare carni e latticini molto grassi.

Mangiare più frutta e verdura. Questi alimenti contengono sostanze che contribuiscono a eliminare dall’organismo i radicali liberi, causa di danni ai vasi sanguigni.

Tenere sotto controllo il peso. L’alimentazione fornisce energia al corpo e teoricamente non si dovrebbe mangiare più di ciò che si consuma. È scontato, per dimagrire bisogna introdurre meno calorie di quelle che si bruciano. Il modo migliore per calare di peso è mangiare di meno e bruciare più calorie incrementando l’attività fisica.  Non bisogna tuttavia mettersi a dieta se non con il consiglio del proprio medico che prescriverà un regime alimentare adeguato; per ogni chilogrammo di peso in meno la pressione arteriosa si riduce circa di un millimetro di mercurio

L’eccesso di peso aumenta il lavoro che il cuore deve fare per pompare il sangue in tutto il corpo. Il controllo del peso è un fattore importante nel ridurre il rischio di ipertensione e quindi di avere malattie cardiovascolari. Abbassare la pressione sanguigna si traduce in un minor rischio di ictus cerebrale, di infarto cardiaco o altre complicanze gravi.

Se la pressione è solo lievemente elevata, eliminare l’eccesso di peso può far ritornare alla normalità la pressione del sangue.